Non è mancanza di figli, è mancanza di scelte: la vera crisi della natalità

Conquiste del Lavoro – Anno 2025 – Sabato 21 Giugno
Non è la fine del desiderio di avere figli, ma l’impossibilità concreta di realizzarlo. La vera crisi della natalità non è culturale, ma strutturale. Lo afferma con forza il nuovo rapporto dell’UNFPA – il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione – che indaga il calo globale della fertilità da una prospettiva completamente diversa rispetto ai consueti allarmi demografici: al centro, non ci sono le culle vuote, ma le vite sospese. Il report, intitolato “La vera crisi della fertilità: la ricerca dell’autonomia riproduttiva in un mondo in cambiamento”, si basa su un’inda gine condotta in 14 Paesi che rappresentano oltre un terzo della popolazione mondiale. I dati parlano chiaro: il 39% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto meno figli di quanti avrebbe voluto a causa di ostacoli economici. Seguono l’insicurezza lavorativa (21%), la paura per il futuro legata a guerre e crisi climatiche (19%) e, in particolare tra le donne, l’iniqua distribuzione del lavoro domestico (13%). Non si tratta dunque di un cambiamento nei valori o di un rifiuto della genitorialità, ma di una negazione sistemica del diritto di scegliere. Quasi la metà delle persone in età riproduttiva afferma di non essere riuscita ad avere i figli che avrebbe desiderato. E in molti casi, le gravidanze sono avvenute contro la propria volontà: un adulto su tre ha vissuto almeno una gravidanza indesiderata, uno su cinque ha avuto figli che non desiderava. La crisi è quindi una crisi di libertà, e riguarda non solo le nascite, ma l’intera possibilità di progettare una vita familiare senza dover sacrificare stabilità economica, carriera o benessere psicologico. “Non è la mancanza di desiderio il problema – spiega Natalia Kanem, Direttore Esecutivo dell’UNFPA – ma la mancanza di scelta. Il rapporto critica con forza le politiche che puntano su incentivi economici estemporanei, come bonus bebè o premi alla natalità, che risultano spesso inefficaci o addirittura controproducenti. La risposta non può essere quella di premere sulle nascite, ma di rimuovere gli ostacoli che impediscono scelte consapevoli e libere. Le raccomandazioni dell’UNFPA sono chiare: servono politiche strutturali per rendere la genitorialità più accessibile, tra cui congedi parentali retribuiti, accesso equo ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva, sostegno al lavoro femminile, alloggi sostenibili e servizi di cura. E un passaggio culturale non meno urgente: rivedere norme e mentalità che, ancora oggi, penalizzano le madri nel mercato del lavoro e rendono difficile conciliare vita privata e professionale. Infine, il rapporto suggerisce di affrontare il calo demografico con uno sguardo aperto sull’immigrazione, da considerare come una risorsa per il tessuto sociale e produttivo, anziché una minaccia. La fertilità non è un tasso da aumentare, ma una libertà da proteggere, per farlo, servono coraggio, visione e investimenti capaci di restituire alle persone il diritto di immaginare e costruire il proprio futuro.