Infezioni ospedaliere: 530mila l’anno in Italia

Conquiste del Lavoro – Anno 2023 – 15 Luglio
Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) sono ogni anno in Italia 530mila e riguardano l’8% dei pazienti ricoverati in ospedale. Un terzo di esse ha come causa un batterio resistente agli antibiotici con tutti i rischi che ne conseguono, specie per i pazienti più fragili, che sono anche i più colpiti dalle ICA. Le infezioni ospedaliere gravano con una spesa totale di 783 milioni di euro l’anno nel nostro paese. Di questi, 259 milioni di euro sono imputabili alle ICA da batteri resistenti; oltre ai costi diretti, ci sono anche 28 milioni di costi indiretti annui. Secondo l’ultimo rapporto dell’ECDC, ogni anno a livello europeo, si verificano 4,5 milioni di infezioni ospedaliere e altrettante in strutture di lungodegenza e domiciliare per un totale di 8,9 milioni di casi ogni anno e oltre 37.000 decessi a cui si aggiungono circa 110.000 decessi per i quali l’infezione è una concausa. Molte di queste infezioni colpiscono soprattutto gli over 65 (63,7% del totale), individui più fragili e maggiormente esposti al fenomeno dell’AMR, causa diretta del decesso del paziente nell’1% dei casi. Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) hanno un impatto clinico ed economico rilevante: sono responsabili di un prolungamento della durata di degenza (circa 16 milioni di giornate di degenza in più a livello europeo), di un aumento della resistenza dei microrganismi agli antibiotici e di una significativa mortalità e provocano disabilità a lungo termine, con un impatto economico diretto e indiretto significativo sia per il sistema che per i pazienti e le loro famiglie, pari a oltre 7 miliardi di euro a livello europeo. Secondo alcuni studi, il 50% delle ICA potrebbe essere prevenuto grazie all’adozione di adeguati sistemi di sorveglianza e di programmi di prevenzione. Misure semplici, come la promozione dell’igiene delle mani e il miglioramento dell’igiene ambientale nelle strutture di assistenza sanitaria e sociosanitaria, risparmiare molte vite umane e risorse economiche, sia nelle strutture ospedaliere (1.000 giorni di degenza evitati all’anno ogni 100.000 persone) che sul territorio. Le resistenze agli antibiotici in Italia L’AMR, pur essendo un fenomeno naturale, è accelerato da alcuni fattori, tra cui il consumo eccessivo e inappropriato di antibiotici, oltre a condizioni igieniche e misure di controllo delle infezioni inadeguate. L’Italia continua ad essere tra i Paesi europei con il maggior consumo di antibiotici erogati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) e acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, anche se negli ultimi 8 anni si è assistito a una graduale riduzione del consumo. Aumenta l’acquisto privato di antibiotici di fascia A; nel 2021 si osserva un aumento dei consumi (+6,6%) e della spesa pro capite (+9,8%) a carico del cittadino. Tutti dati che conferiscono all’Italia la “maglia nera” tra tutti i Paesi Europei per quanto riguarda l’AMR e la gestione delle ICA.