Relazioni tossiche, salute mentale e adolescenti: la docuserie RAI che accende i riflettori sull’amore che fa male

Conquiste del Lavoro – Anno 2025 – Sabato 31 Maggio
Che volto ha una relazione tossica? A volte è fatto di silenzi, gelosie, parole che feriscono, controlli travestiti da attenzioni. Sempre più spesso, questi meccanismi si insinuano nelle relazioni giovanili, generando sofferenze profonde e durature. Eppure, se ne parla ancora troppo poco. La docuserie “ Chi vuole parlare d’amore?”, disponibile su RaiPlay, rompe il silenzio con coraggio e delicatezza, offrendo uno sguardo autentico sull’universo affettivo degli adolescenti. Attraverso testimonianze reali – dolorose, sincere, mai giudicanti – la serie racconta storie di dipendenza emotiva, gelosia patologica, revenge porn, ghosting, gaslighting, aiutando i giovani a dare un nome alla violenza invisibile che troppo spesso si nasconde tra le pieghe di un legame. Il dato che emerge dal rapporto “ Le ragazze stanno bene?” di Save the Children ( 2024) è allarmante: più del 50% degli adolescenti ha vissuto o assistito a episodi di violenza psicologica all’interno della coppia. Un numero che racconta di una sofferenza sommersa, normalizzata, e soprattutto sottovalutata. Le conseguenze? Ansia, perdita di autostima, disturbi alimentari, isolamento sociale, fino alla depressione. Una vera emergenza, troppo spesso ignorata o banalizzata. Nel Collegio Sant’Isidoro, la visione della docuserie ha acceso riflessioni profonde tra gli studenti. Ragazze e ragazzi hanno raccontato esperienze personali, in un clima di ascolto sincero, finalmente liberi di esprimere paure, insicurezze e desiderio di capire. È emerso un bisogno urgente: parlare d’amore, ma con gli strumenti giusti, smontando i falsi miti dell’amore romantico e affrontando con consapevolezza i segnali di una relazione malsana. Tuttavia, mentre i giovani cercano risposte, il mondo adulto appare spesso distante, distratto, o impreparato. Nelle scuole mancano programmi strutturati di educazione affettiva e sessuale. Gli sportelli di ascolto psicologico sono pochi, mal distribuiti o poco pubblicizzati. E la rete sanitaria, seppur attenta, fatica a intercettare il disagio prima che diventi patologia conclamata. Educare all’amore oggi è una priorità sanitaria. Riconoscere in tempo la sofferenza relazionale può evitare l’esplosione di disturbi psicologici gravi, intervenendo precocemente con percorsi di supporto psicoterapico, ascolto e accompagnamento. Le relazioni disfunzionali, infatti, non riguardano solo la sfera affettiva, ma impattano direttamente sulla salute mentale, emotiva e fisica di chi le vive. Progetti come “ Chi vuole parlare d’amore?” mostrano quanto sia importante creare luoghi di confronto e dialogo, non solo all’interno delle scuole, ma anche nei territori, nei centri giovanili, negli spazi digitali. Serve un’alleanza tra cultura, sanità e istituzioni. Serve formare insegnanti, genitori, operatori. Serve – più di tutto – ascoltare i giovani. Perché la violenza psicologica può essere silenziosa, ma le sue ferite durano a lungo. E oggi, parlare d’amore significa anche salvare vite.