Una terapia per ognuno di noi

IL PROFESSORE ANTONIO GASBARRINI SU SFONDO MONOCOLORE SFUMATO REALIZZATA PER L'INTERVISTA SULLA TERAPIA PER OGNUNO DI NOI SU IANNIPRESS

A colloquio con il prof. Antonio Gasbarrini, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Conquiste del Lavoro MAGAZINE – Anno 2025 – Martedì 25 Marzo

Professore, secondo gli ultimi dati Eurostat, il ricorso a Dr. Google è in forte crescita, quasi un italiano su due utilizza il web per cercare informazioni sulla propria salute. A ciò si aggiunge l’aumento delle diete fai-da-te spesso prive di fondamento scientifico. Come intervenire concretamente per educare i cittadini e quali ruoli possono svolgere i professionisti sanitari e le istituzioni?

Il web è senza dubbio una straordinaria risorsa per diffondere tra tutta la comunità dei cittadini le nuove conoscenze. La scienza innanzitutto non è qualcosa che deve essere appannaggio solo dei medici o degli operatori sanitari, appartiene a tutti noi. Dovrebbe essere insegnata bene già alle elementari fino al liceo. Nelle nostre scuole, si parla pochissimo di educazione alimentare. Quindi poter avere accesso ai new media per informarsi sull’assoluto di ognuno di noi è inevitabile. Devo dire che tutti i modelli di intelligenza artificiale o Dr. Google danno informazioni straordinarie molto spesso complete. Il rischio di questo tipo di informazione è che azzera le differenze personali di ognuno di noi. Se voi vedete le motivazioni per cui una malattia avviene, l’importanza della genetica, ma soprattutto l’importanza dell’epigenetica, cioè del perché una malattia si manifesta in una persona in un determinato momento o in un altro, tutto questo non si riesce a banalizzare in un motore di ricerca. Sono uno straordinario mezzo per diffondere la conoscenza, ma non sostituiscono la figura del medico o dell’operatore sanitario gli unici a vedere le differenze specifiche di ognuno di noi. Il dialogo uno a uno, la capacità empatica e il vedere quelle piccole differenze che sono presenti in ognuno dei nostri pazienti fanno capire che non esiste una terapia per tutti, che è quella di fondo che dà Dr. Google, ma esiste una terapia per ognuno di noi.

In uno dei suoi interventi presso la Coldiretti ha evidenziato il rischio dell’impatto degli aumenti ultraprocessati sulla salute delle future generazioni. Crede sia possibile invertire la rotta promuovendo abitudini alimentari più consapevoli?

L’alimentazione è uno dei cardini della salute di una persona. Noi di fondo si diceva siamo ciò che mangiamo, ed è vero, sia dal punto di vista culturale che alimentare. Però bisogna partire da un presupposto. L’homo sapiens è cresciuto su quello che trovava in natura. Le bacche, gli ortaggi, i cereali sono arrivati molto tardi, la carne e il pesce ogni tanto l’uomo era in grado di prenderli, si è strutturato su quello che era presente. Con l’esplosione demografica, ci sono state le invenzioni dell’aratro, i cereali coltivati, gli allevamenti intensivi, fondamentali per permettere di dare cibo a tutti. Però si sono portati dei rischi, si sono creati degli alimenti ultraprocessati o meglio dire ultraformulati, cioè fatti in qualche modo all’interno delle industrie e questi alimenti ultraformulati non sono quelli su cui è settato l’uomo. La capacità di assorbire un alimento ultraformulato è ben diversa di quella della capacità che ha l’uomo di assorbire un alimento presente in natura. Ad esempio, l’assorbimento molto rapido e precoce dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi, impone il rischio di un aumento immediato dell’insulina con lo sviluppo della cosiddetta insulino resistenza. Ogni volta che un alimento ultraformulato viene messo in commercio dovrebbero essere fatti degli studi, testati, guidati, e condotti prima di essere messi sul mercato valutandone la sicurezza nel medio-lungo termine. Dare ai nostri ragazzi, ai nostri figli, alimenti ultraformulati potrebbe esporli a dei grandi rischi di sviluppare malattie dismetaboliche, neurodegenerative obesità diabete e cancro quando saranno adulti.

Spesso ha posto l’accento sulla necessità di misure energiche per rendere attrattive le specializzazioni mediche, oltre alla carenza cronica di infermieri. Pensa che le istituzioni abbiano fatto passi avanti per incentivare i giovani a intraprendere queste professioni cruciali per il nostro ssn?

La domanda è di grande valore. Quali sono le professioni sanitarie che in questo momento servono al nostro Paese? Non c’è dubbio che bisognerebbe investire sulle reti del territorio al fine di evitare che le persone debbano rivolgersi ai pronto soccorso e alle medicine d’urgenza perché non sono state prese in carico in maniera adeguata a livello territoriale. E questo non si fa solo con i medici, si fa soprattutto con il personale sanitario, e con gli infermieri che sono un cardine del nostro sistema. Perché alcuni ragazzi non vogliono più fare tutta una serie di professioni sanitarie, spesso perché sono molto timeconsuming, demanding, dove è davvero difficile ad esempio fare un’attività privata perché un ragazzo che lavora in una medicina d’emergenza urgenza con dei turni massacranti non potrà sviluppare delle specialistiche particolari e per cui c’è una migrazione verso quelle specialistiche che ti permettono di sviluppare competenze tecniche, ti fanno lavorare meno e guadagnare di più, non si può non tenere conto di questo. Bisogna sviluppare dei meccanismi di compenso affinché chi lavora in professioni meno attrattive possa avere degli stipendi più alti. Per quanto riguarda gli infermieri seguo la stessa linea, sono persone cruciali, di enorme importanza per il nostro sistema, ma molto spesso hanno degli orari di lavoro massacranti e stipendi inadeguati per l’importanza del lavoro che svolgono. Serve una riforma strutturale dove ogni professione oltre ad avere degli orari adeguati ad esempio a gestire una famiglia, pensate a una giovane donna, un’infermiera un medico che devono avere una famiglia a casa, questi turni non sono compatibili con una sana vita relazionale e familiare. Sono convinto che una delle grandi motivazioni per cui le persone non scelgono di fare gli infermieri non è perché non è bella la professione, perché è una professione meravigliosa, ma perché le condizioni di lavoro e gli stipendi non sono adeguati all’importanza di questa professione sanitaria.

La scomparsa del professor Giovanni Scambia ha lasciato un vuoto profondo nelle comunità del Gemelli e dell’Università Cattolica. Lei stessa lo ha definito un modello inimitabile e irraggiungibile. La sua figura come Preside di Facoltà rappresenta un punto di riferimento fondamentale per tutti coloro i quali lavorano e studiano in questa grande realtà. Come immagina il futuro della nostra Fondazione Gemelli?

Giovanni Scambia è stato un gigante della medicina che io spesso equiparo a Lucio Dalla per la musica. Sono quelle persone irripetibili. Ci sono tanti cantanti, ma con la voce di Lucio Dalla sono pochissimi. Giovanni Scambia era simile. Ci sono tanti ginecologi, tanti oncologi, tanti grandi chirurghi. Giovanni aveva una visione e credeva profondamente in quello che faceva. Ha formato schiere di giovani ricercatori, chirurgi, oncologi. E anche chi non faceva quel mestiere, chi non faceva il medico delle donne, ha visto in lui un esempio inimitabile da seguire. Coniugava ricerca, capacità didattica, capacità clinica, capacità solidarietà e di ascolto che nessun altro aveva tra le tante persone che ho conosciuto nella mia vita. È vero che lascia un vuoto enorme, un vuoto che con grande difficoltà potremmo colmare, però lascia un esempio. Quello che noi dobbiamo fare nella nostra comunità del Campus del Gemelli, che è una comunità di professionisti della sanità, non solo universitari, dobbiamo seguire il suo esempio, guardare sempre al futuro, senza avere paura di accettare sfide impossibili, perché con la costanza e la dedizione che Giovanni ci ha insegnato, potremo realizzarle. La nostra comunità deve essere arricchita di persone del livello di Giovanni. Come dicono gli inglesi, “standing on the shoulders of giants”, in piedi sulle spalle dei giganti, usare la comprensione acquisita dai grandi pensatori per scoprire la verità (citazione caratterizzata da un inevitabile momento di commozione).

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