Educare nell’era dell’Intelligenza Artificiale: una sfida culturale, non solo tecnologica

Conquiste del Lavoro – Anno 2025 – Sabato 5 Luglio
I bambini oggi, entrano in contatto con l’Intelligenza Artificiale (IA) prima ancora di imparare a leggere e scrivere, l’educazione è chiamata a una trasformazione profonda. Non si tratta solo di insegnare a usare la tecnologia, ma di educare con, attraverso e oltre l’IA. Il dibattito pedagogico si sposta dunque dal semplice utilizzo degli strumenti digitali alla necessità di formarne una comprensione critica, umana ed etica fin dai primi anni di vita. L’IA non è un oggetto esterno all’ambiente educativo, ma parte integrante del contesto in cui i bambini crescono. La vera sfida non è tanto tecnologica, quanto culturale e formativa: i sistemi educativi devono dotarsi di strumenti, competenze e visioni per affrontare con consapevolezza questa nuova realtà. In questo quadro, educatori e docenti diventano figure chiave, nel mediare l’accesso alle tecnologie, e guidare i bambini nella costruzione di un pensiero critico, relazionale ed empatico. In tutta Europa e in molti Paesi extraeuropei, si stanno sperimentando approcci innovativi che combinano gioco, creatività, esplorazione naturale e strumenti digitali. Dalla Finlandia alla Corea del Sud, passando per la Danimarca e il Canada, l’obiettivo comune è quello di integrare la tecnologia senza rinunciare alla dimensione umana dell’educazione. Alcuni progetti puntano sullo storytelling digitale, altri sull’esplorazione dei robot, altri ancora sull’uso dell’IA per promuovere l’inclusione e sostenere l’apprendimento linguistico. Un elemento ricorrente è la figura dell’adulto come facilitatore e guida: la tecnologia, infatti, non può sostituire la relazione educativa, ma solo potenziarla se usata in modo sapiente. In Belgio, per esempio, la formazione dei docenti include già moduli sull’IA con un approccio interdisciplinare che coinvolge anche le materie umanistiche, nella consapevolezza che la tecnologia non può essere compresa pienamente senza una riflessione etica e culturale. Sul piano accademico, università e centri di ricerca invitano a un approccio equilibrato, che non abdichi alla responsabilità educativa né deleghi all’automazione funzioni essenziali per la crescita dell’individuo. Al contrario, proprio la presenza di sistemi intelligenti impone all’educazione di tornare ai suoi fondamenti: empatia, lentezza, ascolto, pensiero critico. Ciò che emerge con forza è che l’educazione all’IA deve iniziare fin dalla prima infanzia e non può prescindere da una nuova formazione degli educatori. L’adozione di quadri di competenze comuni, come quello promosso dall’UNESCO, rappresenta un passo importante verso una didattica inclusiva e consapevole, capace di affrontare i nodi etici, culturali e sociali dell’innovazione tecnologica. La scuola nell’era dell’IA deve porre al centro la persona, dotarla degli strumenti per comprendere il mondo complesso che la circonda e formarla a un uso critico, creativo e responsabile della tecnologia, ed essere luogo di incontro tra sapere tecnico e sapienza umana.