DIETRO LE QUINTE (chi sono)
Mi chiamo Giovanni Ianni, e la mia storia inizia a Cleto, un piccolo e bellissimo borgo della Calabria, dove i valori dell’amicizia e del sacrificio hanno segnato ogni passo del mio cammino. La mia infanzia è stata quella di tanti ragazzi di provincia: giochi in piazza, il calore della comunità, e quei piccoli gesti che costruiscono il senso di appartenenza. Da chierichetto a giovane animatore, ho imparato presto il valore del lavoro e la dignità di affrontare le difficoltà con determinazione.
Uno dei momenti più difficili della mia vita è stata la perdita di mio padre, avvenuta quando ero ancora un giovane disoccupato. Quel dolore, invece di abbattermi, è diventato una forza motrice. Mi ha spinto a migliorarmi, ispirandomi al suo esempio di umiltà e sacrificio. Mio padre si è privato di molto per garantire un futuro migliore alla sua famiglia, e io ho deciso di onorare il suo ricordo seguendo quella stessa strada, fatta di impegno e resilienza.
Ma se devo ringraziare qualcuno per ciò che sono oggi, quel qualcuno è mia madre. È stata lei, con il suo amore instancabile, a sostenermi e incoraggiarmi nei momenti di sconforto. Devo a lei la mia scelta di continuare gli studi e il coraggio di non arrendermi mai. Le sue parole e i suoi gesti sono stati la mia guida nei periodi più bui. Ogni volta che torno a casa, con il calore del caminetto e la sua presenza, riscopro il piacere delle piccole cose. In quei momenti mi sento ancora un eterno bambino, custodito da quell’amore che ha sempre dato senso a tutto.
Il mio percorso non è stato privo di ostacoli. Alla fine delle scuole medie, la mia professoressa di matematica mi consigliò di scegliere una scuola professionale, giudicandomi inadatto al liceo. Da ragazzino, a differenza di mio fratello maggiore (oggi medico e specialista affermato), preferivo rincorrere il pallone anziché seguire i suoi consigli: “Prenditi un libro!”, mi diceva sempre. Contro ogni aspettativa, nel mio istituto tecnico industriale scelsi una strada diversa e portai all’esame di Stato non solo una materia tecnica, ma anche il mio amore per la letteratura. Riflettere su Verga, Leopardi e Manzoni mi permise di esprimere una parte di me che nessuno aveva mai considerato. Ricordo con piacere quei giorni di studio, resi possibili anche dal supporto determinante del mio secondo fratello.
Un altro aspetto che ha segnato il mio percorso è la scelta – a volte volontaria, altre obbligata – di fare un passo indietro. Questo non è mai stato un segno di debolezza, bensì di coraggio. In un mondo dove spesso c’è chi scalpita per stare in prima fila, anche a tuo discapito, credo fermamente che i valori e le capacità autentiche emergano sempre, prima o poi. Fare un passo indietro mi ha insegnato a osservare meglio, a costruire con pazienza e a scegliere con maggiore consapevolezza. Non si tratta di rinunciare, ma di saper aspettare il momento giusto, preservando la propria integrità e lasciando che siano i fatti a parlare.
L’attivismo politico giovanile mi ha dato l’opportunità di conoscere persone straordinarie, animate da ideali e valori profondi, ma anche figure il cui unico obiettivo era racimolare consensi a scapito degli altri. Questa esperienza mi ha insegnato a distinguere la vera leadership da quella costruita sull’apparenza e a riconoscere il valore del servizio per il bene comune. Mi ha portato in luoghi istituzionali come Palazzo Chigi e la Camera dei Deputati, aprendo le porte a relazioni che oggi alimentano il mio lavoro di giornalista.
Come infermiere, ho vissuto e vivo tuttora la realtà della sanità dall’interno, affrontando la sofferenza, la vita e la morte. Questa esperienza mi ha insegnato a guardare al di là delle statistiche, ricordandomi che ogni vita ha un valore unico e ogni storia merita di essere raccontata. Anche il mio impegno sindacale mi ha messo di fronte a decisioni difficili condivise con personalità di spessore morale e di grande competenza: trattative contrattuali e dinamiche disciplinari che non solo hanno segnato il futuro di molti lavoratori, ma hanno anche contribuito a rafforzare la mia capacità di mediazione e ascolto.
Oggi, come giornalista pubblicista, il mio obiettivo è dare voce a chi non ce l’ha, raccontando con onestà i temi che mi stanno più a cuore: la sanità, la politica e le dinamiche sociali. Le mie origini calabresi mi ricordano ogni giorno l’importanza di restare legato ai propri valori e alla propria terra, mentre la mia esperienza a Roma mi permette di confrontarmi con una realtà più ampia e di costruire una rete di connessioni per raccontare storie che possano davvero fare la differenza.
Dietro le quinte c’è una persona che crede nella forza della verità, nella perseveranza e nei legami autentici. Non rincorro le luci della ribalta; preferisco il lavoro silenzioso, fatto di passione e dedizione, perché sono convinto che, alla fine, ciò che conta davvero è ciò che lasciamo agli altri: un segno, un valore, una testimonianza.
Ogni passo del mio viaggio dimostra che anche nelle difficoltà si nasconde una scintilla di possibilità. Raccontarle con coraggio e passione è il cuore della mia missione