Aumentano le rinunce alle cure sanitarie nel 2023

Conquiste del Lavoro – Anno 2024 – 20 Aprile
La rinuncia alle prestazioni sanitarie rappresenta un importante indicatore sull’equità nell’accesso ai servizi sanitari. Questo indicatore valuta il numero di persone che non hanno avuto accesso a visite mediche o accertamenti diagnostici essenziali a causa di problemi finanziari o di altre difficoltà, come lunghe liste di attesa o difficoltà di accesso ai luoghi di erogazione delle cure. Nel 2023, la percentuale di persone che hanno rinunciato a cure mediche è aumentata al 7,6% rispetto al 7,0% dell’anno precedente, secondo il Rapporto Bes 2023 dell’Istat. Circa 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a visite o accertamenti. Incremento attribuibile alle conseguenze della pandemia, come il recupero delle prestazioni ritardate a causa del COVID-19 e le sfide nell’efficiente riorganizzazione dell’assistenza sanitaria. Queste sfide includono la necessità di coprire l’aumento della domanda di prestazioni con risorse professionali adeguate e l’impatto inflazionistico sulla capacità di accesso ai servizi sanitari a causa della congiuntura economica. La quota di rinuncia alle prestazioni sanitarie aumenta con l’età, con un picco nell’età adulta tra i 55-59 anni (11,1%) e un’alta percentuale tra gli anziani di 75 anni e più (9,8%). L’incremento tra il 2022 e il 2023 riguarda solo la popolazione adulta ( 18- 64 anni), passando dall’7,3% all’8,4%. Le differenze di genere sono evidenti, con una quota di rinuncia del 9,0% tra le donne e del 6,2% tra gli uomini. Sul territorio, l’incremento del 2023 si concentra soprattutto al Centro (8,8%) e al Sud (7,3%), mentre il Nord rimane stabile al 7,1%. Alcune regioni sono riuscite a ridurre i livelli di rinuncia rispetto al 2019. La Calabria, nel mezzogiorno, ha ridotto la quota di persone che rinunciano a prestazioni rispetto al 2019 (-3 punti percentuali), nonostante già consumasse meno servizi sanitari rispetto ad altre regioni. La Sardegna, con alti tassi di rinuncia nel 2019 (11,7%), continua ad aumentarli (13,7% nel 2023). Al centro, il Lazio raggiunge il 10,5% e le Marche il 9,7%, mentre nel Nord il Piemonte registra l’8,8% e la Liguria il 7,8%, entrambe con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2019. Nel 2023, il 4,5% della popolazione rinuncia alle cure a causa delle lunghe liste di attesa, mentre il 4,2% lo fa per motivi economici. Rispetto al 2019, la rinuncia dovuta ai tempi di attesa quasi raddoppia (era 2,8%), mentre quella per ragioni economiche si riallinea (era 4,3%). Rispetto al 2022, i problemi delle liste di attesa si consolidano (+0,7 punti percentuali), ma cresce soprattutto la rinuncia per motivi economici, aumentando di 1,3 punti percentuali in un anno. La quota di rinuncia dovuta al COVID-19 diventa residuale (0,1%). Nel 2023, le disuguaglianze sociali nella rinuncia alle prestazioni mostrano minori differenziali rispetto al periodo pre-COVID e si annullano del tutto tra gli adulti di 45-64 anni, con una percentuale del 10,4% tra coloro con solo scuola dell’obbligo e del 10,6% tra laureati.