Cresce il malessere lavorativo anche nei responsabili delle risorse umane

Conquiste del Lavoro – Anno 2023 – 7 Ottobre
Uno studio evidenza scarsa serenità e crollo del legame con l’azienda
ll fenomeno delle grandi dimissioni, ci ha insegnato quanto il capitale umano sia costantemente a rischio per le aziende. A conferma di come collaboratori, manager e professionisti possono avere difficoltà a pensare al “lavoro della vita fino alla pensione”. A testimonianza delle problematiche che più spesso si manifestano, arrivano oggi i risultati dell’HR Trends & Salary Survey di Randstad Professionals con l’ASAG dell’Università Cattolica. Un’indagine condotta su un campione di oltre 300 responsabili risorse umane e 630 potenziali candidati (occupati e non occupati). Lo studio registra un crescente malessere, infatti un solo l lavoratore su cinque (il 19%, in caduta libera rispetto al 33% dello scorso anno) percepisce benessere e serenità nella propria azienda, mentre ben il 15% ammette di stare male nel posto di lavoro (in aumento di 4 punti). I direttori HR non hanno la stessa percezione: infatti, secondo la metà dei responsabili circa delle risorse umane italiani rileva un livello di benessere nella sua organizzazione, una quota in aumento rispetto allo scorso anno (43% contro il 31%) e solo l’1% evidenzia vero malessere (era il 19% nel 2022). Non a caso, se chiedono ai lavoratori le principali preoccupazioni per il futuro nel loro impiego, queste sono proprio malessere psicologico, stanchezza e rischio di burn out, mentre nella percezione degli HR i lavoratori sono soprattutto preoccupati per la riduzione dello stipendio e le difficolta`ad affrontare le spese. Per il 44% dei lavoratori italiani la propria azienda non ha attuato alcuna strategia per trattenere le persone o favorire il senso di appartenenza, e quando c’è stata, si è limitata a indagini di clima interno (21%) o attività di formazione (18%) con scarsi risultati. Mentre per gli HR solo il 15% delle aziende è realmente “inadempiente” e azioni di formazione, indagini interne e piani di sviluppo competenze hanno prodotto effetti concreti, soprattutto un miglioramento del clima aziendale. “La ricerca restituisce un quadro complesso della situazione attuale di società e mondo del lavoro e ci invita a riflettere sulla necessità di dare risposte ai candidati ma anche sulla capacità di imparare a porre (e a porci) nuove domande”, afferma Maria Pia Sgualdino, Head of Randstad Professionals. “In questo contesto economico e geopolitico caratterizzato da una profonda incertezza, notiamo un generale allineamento tra candidati e HR sui grandi cambiamenti in atto nelle aziende, ma anche un forte scollamento sul livello di benessere percepito. I candidati sono critici sull’assenza di interventi per creare ambienti di lavoro adatti al benessere e alla produttività ed evidenziamo anche una distanza rispetto all’effettiva implementazione di strategie per favorire retention e senso di appartenenza. È necessario per gli HR cercare un maggiore raccordo con la percezione dei lavoratori su aspetti diventati sempre più rilevanti, migliorando la comunicazione su strategie e piani di intervento”.