La denatalità in un paese sempre più vecchio, soluzioni difficili da trovare

Conquiste del Lavoro – Anno 2023 – 5 Agosto
Dal 2008 le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%)
Perché in Italia nascono sempre meno bambini? Che cosa impedisce ad una coppia di realizzare la propria progettualità genitoriale? E, soprattutto, sarà possibile invertire la tendenza? Domande inevitabili di fronte alla lenta e inesorabile riduzione della natalità nel nostro Paese, un fenomeno iniziato in modo evidente a partire dal 2008, essendo presenti i primi segnali già negli anni ‘70. Negli ultimi dieci anni, la popolazione italiana è diminuita di un milione e mezzo di abitanti. A fronte di 700 mila morti nel 2022, si sono registrate solo 339 mila nascite, testimoniando una forte crisi demografica nel nostro Paese. Per arginarla, bisogna tornare in tempi brevi ai livelli del 2014, con oltre 500mila nascite annue. Dal 2008 le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%). Nel complesso, a diminuire sono soprattutto le nascite all’interno del matrimonio, pari a 240.428, quasi 20 mila in meno rispetto al 2020 e 223 mila in meno nel confronto con il 2008 (-48,2%). Ciò è dovuto innanzitutto al forte calo dei matrimoni, che si è protratto fino al 2014, per poi proseguire con un andamento altalenante. A ciò va aggiunto che nel 2020 la pandemia ha indotto molte persone a rinviare o a rinunciare alle nozze. La denatalità sembra destinata a proseguire nel 2022. In un contesto di nascite decrescenti prosegue e si rafforza l’aumento dei nati fuori dal matrimonio: (+47 mila dal 2008), pari al 39,9% del totale (35,8% nel 2020). Nel 2021 il livello di fecondità delle donne tra 15 e 49 anni è valutato con un valore medio di 1,25 figli (1,24 nel 2020), si tratta di una modesta ripresa che segue un lungo periodo di diminuzione in atto dal 2010, allorché si era registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna. Per trovare livelli di fecondità così bassi bisogna tornare indietro ai primi anni duemila. In media si diventa madri a 31,6 anni. Pur nell’auspicio di un’inversione di tendenza, il decremento del numero delle nascite appare non più arginabile, tenendo in conto anche l’assenza di adeguate e strutturate politiche a favore delle nascite. Un Paese come l’Italia, oramai malato cronico di denatalità, rischia sia il crollo del sistema sociale ed economico sia di non essere proiettato verso il futuro. D’al tra parte, chi dovrebbe garantire questo futuro? Così come per affrontare ogni altra patologia, se ne studiano innanzitutto le cause e il loro meccanismo di azione, al fine di individuare una cura o interventi di prevenzione, allo stesso modo ‘al capezzale’ di un Paese sempre più vecchio e privo di linfa vitale, la prima domanda è “perché?”. Non è semplice individuare un solo fattore eziologico della denatalità, dal momento che sembra essere conseguenza di un inestricabile groviglio di fattori di rischio culturali, economici, sociali, organizzativi. E non è semplice trovare una soluzione, che richiederebbe interventi concertati sui molteplici fattori di rischio: interventi a livello culturale, educativo, sociale, economico e ambientale.